casa vacanze
Casa Flamminio
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Relax e divertimento nel verde della regione Abruzzo, vicini ad una delle più belle e caratterisctiche spiagge dell'Adriatico.
Telefono: +39 347 2297867
Addossata ad un costone proteso verso il mare, San Vito Chietino "paese delle ginestre" (come D'Annunzio amava definirlo), sovrasta senza limiti le acque azzurre dell'Adriatico e guarda da lontano Punta Penna di Vasto,
il monte Gargano, le isole Tremiti e più da vicino il promotorio di Ortona, la Majella e il Gran Sasso.
San Vito
È una ridente e pittoresca cittadina abruzzese, in provincia di Chieti. Affacciata sull'Adriatico, nel cuore della Costa dei Trabocchi. Aperta alla vista delle più belle montagne appenniniche. Vicina ai parchi montani e agli scali per le Isole Tremiti e la Croazia. Si sviluppa su ondulate alture che scendono sul mare con una falesia ricca di verdi speroni, di punte rocciose e intagliata da canali, ruscelli e dall'ampia valle del torrente Feltrino. Un territorio diffusamente abitato, con piccole e ben curate proprietà agricole, nel quale spiccano colorati aranceti, geometrici vigneti “a capanna” e rigogliosi oliveti, la cui ricca e pregiata produzione ha consentito al Comune di fregiarsi del titolo di “Città dell’olio”.
Il Comune di San Vito Chietino è costituito, oltre che da numerose frazioni sparse, da tre grossi agglomerati urbani, il paese, la marina e Sant'Apollinare, distanti tra loro alcuni chilometri e autonomamente organizzati: ciascuno con la propria scuola, il proprio ufficio postale, la propria chiesa, la propria parrocchia, con relativo patrono e festa patronale.
spiagge mozzafiato
San Vito offre alcune fra le più belle, caratteristiche ed incontaminate spiagge dell'intero Mare Adriatico.
Spiagge di sabbia bianca, ma anche spiagge rocciose, e sempre acqua cristallina.
I caratteristici Trabocchi, ormai monumenti nazionali, rendono i panorami marini di San Vito ancora più unici ed indimenticabili.
i belvedere
Sono forse gli unici luoghi dove è possibile trovare lo spazio, il vuoto necessari per il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore, da allineare e orientare con l’occhio verso personali e creative prospettive, aperte sulla complessità e insieme sulla semplicità del mondo. Intorno a San Vito ci sono tanti belvedere, aperti a tutti: non ci sono semafori, non ci sono passaggi pedonali obbligati, non si fanno file, non si prendono biglietti, non ci sono cartellini da timbrare: il tempo rallenta la sua corsa. Al paese potrete godere della vista del Belvedere Marconi (chiamato il Colle dai locali) e del Belvedere Mare e Monti, che, come suggerisce anche il nome del secondo, offre una vista a 360° dagli Appennini fino a Vasto. Scendendo alla marina invece non potrete non sostare almeno qualche minuto sul Promontorio Dannunziano, luogo simbolo del soggiorno del poeta e infine a Sant’Apollinare si trova il Belvedere Mario Lanci che si affaccia sul Fiume Moro, storicamente riconosciuto come segno fisico della Linea Gustav.
i luoghi di Gabriele D'Annunzio
L’Eremo, la casa rustica che ospitò il poeta e romanziere Gabriele d’Annunzio, si trova nel “Quarto di sotto”, in contrada Portelle, sulla nazionale Adriatica, al Km 481, a 2 km dall’abitato di Marina di San Vito, verso Fossacesia.
Il soggiorno di D’Annunzio nell’Eremo delle Portelle, sul verde promontorio degli aranci e delle ginestre, coincise con la vicenda d’amore del poeta con Barbara Leoni, nel 1889.
Il rifugio sanvitese, che conobbe anche una proficua attività creativa alimentata dalla stessa Leoni fu procurato agli amanti da Francesco Paolo Michetti, che l’affittò per l’intera estate dal proprietario del famoso trabocco Turchino, Luigi Di Cinzio; ma Gabriele e Barbarella vi soggiornarono dal 23 luglio al 22 settembre 1889. Con l’approssimarsi dell’autunno la coppia tornò definitivamente a Roma, dove il loro amore si spegnerà fra l’assedio dei molti creditori e il progressivo naufragio di quell’ambiente che il poeta aveva raffigurato nelle sue cronache giornalistiche e nel Piacere.
Poco più avanti invece si trova il Promontorio, uno dei luoghi più affascinanti che si possano visitare a San Vito.
Complice anche la posizione a strapiombo sul mare e la natura incontaminata che caratterizza tutta la zona, lo spettatore potrà sentirsi trasportato in un’epoca lontana.
Il paesaggio, la gente, il mare, il clima dei luoghi esaltarono il vate, che li immortalò nelle pagine del Trionfo della morte e li ricordò sempre con sincera nostalgia e rimpianto in altri scritti e in molte lettere a Barbarella e agli amici.
il trabocco turchino
Il Comune di San Vito Chietino ospita, tra le numerose attrattive, anche il trabocco simbolo della costa, nonché il più antico: il Trabocco Turchino.
Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale. [Trionfo della Morte, libro III, cap. II]
Nonostante abbia mantenuto la sua caratteristica originalità, il Trabocco è stato ricostruito più volte e da ultimo nel 2016 a causa della sua parziale distruzione in seguito ad una mareggiata violenta.
Nel 2018 è stato proposto tra i Luoghi del cuore del Fondo Ambientale Italiano (FAI).
Il Trabocco Turchino è l’unico nel comune a non ospitare attività di ristorazione e, oltre ad essere aperto per visite turistiche (prenotazione necessaria presso l’Ufficio informazioni turistiche), può essere utilizzato per celebrare matrimoni e organizzare mostre e eventi.
l'area archeologica
Gli scavi condotti dal 1991 al 1995 dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo hanno messo in luce un complesso di strutture e stratigrafie riferibili ad un arco cronologico che va dal I sec. A. C. all’alto medioevo. • Sec I a.C. – metà III sec. d.C.: le strutture più antiche (I sec. a.C. – I sec. d.C.) sembrano delimitare due ambienti con portico verso il mare, probabilmente un vicus connesso all’esistenza di un piccolo approdo. L’impianto, tra I sec. e inizio II sec. d.C., viene trasformato in officina specializzata nella produzione di lucerne, attraverso la realizzazione di una fornace e di ambienti utili alle diverse fasi di lavorazione dell’argilla. L’attività era facilitata dalla presenza di giacimenti d’argilla e del torrente Feltrino, il quale assicurava l’approvvigionamento idrico e permetteva il commercio dei prodotti mediante le strutture d’approdo alla sua foce. Il complesso doveva far parte di una villa romana ubicata in località Murata Alta, i cui resti sono segnalati fino al 1911. La crisi dell’Impero Romano determina l’abbandono del sito all’inizio del III sec.